Oggi ho voglia di raccontarvi una storia, in questo momento ne abbiamo tutti un gran bisogno. 

E’ il giorno della festa del papà, ma in questo momento mi sembra tutto inutile, macchine, motori e prodotto… tutto superficiale. Ho deciso quindi di parlare di passione. E mio padre non me ne vorrà se racconterò proprio della sua passione.

Dovete sapere che mio padre è il classico papà buffo e anticonvenzionale. 

Tutti nasciamo con una passione, quest’ultima diventa missione quando riusciamo a conciliarla con qualcosa che sappiamo fare molto bene. 

Ed è proprio questo il caso di mio padre: Calogero Pedalà, classe 1949, grande appassionato di motori.

 Per lui esistono da sempre, solo le macchine, da giovane era pure pilota, l’ha fatto per diversi anni, doveva essere anche piuttosto bravo perché le sue coppe di quegli anni sono davvero molte e al momento si trovano tutte in un grande armadio del mio ufficio.

Quando sono nata io ha smesso, un po’ per senso di responsabilità e un po’ per questione di soldi. Per correre ce ne volevano davvero molti e mio padre in quel frangente non poteva permetterselo. E allora cosa fa quel geniaccio? 

Apre una piccola officina autorizzata e poi una concessionaria.

Adesso immaginate una bambina piccola, di quelle con il caschetto e la frangetta, che passa tutto il giorno a sognare ad occhi aperti e a giocare con le bambole. A me di macchine proprio non interessava nulla. Povero papi, aveva sempre sognato un figlio maschio e invece gli sono capitate due femmine che più femmine non si può.

Nonostante ciò mio padre era il mio eroe e io lo adoravo con tutta me stessa. Questo eroe faceva un sacco di cose buffe tutte legate ovviamente al mondo dei motori:

Partiamo dalla sua Porsche. Ogni domenica tirava fuori dal garage una Porsche 944 di color oro con i sedili vinaccia che sapevano di armadio della nonna e la radio con la cassetta dei Pooh. Portava me e mia sorella in giro la domenica. A me piaceva da matti stare su quei seggiolini minuscoli e guardare il mondo che scorreva veloce. 

Porsche 944 Turbo Cup

E vogliamo parlare di quando ci portava a scuola? 

Ogni giorno avevamo una macchina diversa, a volte erano bellissime, altre volte erano brutte, usate e puzzolenti. Quando succedeva ci spiegava che erano vetture di clienti che doveva provare oppure usati destinati a commercianti. 

Quando usciva qualche macchina nuova io lo sapevo sempre in anteprima. Ricordo quando è arrivato con la Polo Harlequin, una buffa scatolina a quadrati colorati di cui io mi vergognavo pazzescamente perché quando ci andavi in giro ti guardavano tutti e io non volevo.

Volkswagen Polo Harlequin 1995

E vogliamo parlare della Golf cabrio viola che usavamo al mare o della più recente UP oro 😊?!

Volkswagen Golf Cabrio Sportline

Mio padre era un pilota anche in strada: un giorno viaggiavamo con un Audi A6 Avant in autostrada diretti in Liguria. Eravamo solo io e lui e io ero seduta davanti.

Dopo una curva ci siamo trovati una fila di macchine ferme. Lui era al telefono con gli auricolari e parlava non so con chi, c’era troppo poco spazio perché si potesse fermare. Mentre io guardavo la fila con il terrore dipinto in volto, lui ha toccato due volte il volante con classe da maestro e si è fermato in corsia di emergenza nell’unico varco disponibile. 

Poi ha messo giù la telefonata, mi ha guardato, ha sorriso e vedendomi spaventata è anche riuscito a dirmi: “Che c’è?”

Mio padre è questo qui: quello che ti porta a Monza a vedere la Formula 1, quello che al salone di Ginevra sembra un bambino in giostra, quello che i meccanici ancora vanno da lui a chiedere un parere quando si rompe una macchina. 

E’ quello che nelle riunioni ti cita “Ayrton Senna”.

Questo è il mio papà e in questo giorno ho voluto condividere il suo modo di essere con voi.

Chi è il vostro papà? Scriveteci se vi va, mai come in questo momento abbiamo bisogno di belle storie per tenerci compagnia. 

Valentina Pedalà